23 Maggio

Ricordo della strage di Capaci

Sono trascorsi 25 anni dalla stage di Capaci, dove persero la vita: Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Rocco Dicillo, Vito Schifani e Antonio Montinaro, molti di noi si ricordano quelo pomeriggio e risulta difficile dimenticare. Oggi 23 maggio 2017, con la collaborazione dell'IIS Ugo Mursia di Carini abbiamo portato in vita quei ricordi, ad aiutarci le parole vere di chi la mafia la affrontata con schiena dritta e muso duro, Michela Buscemi.

Uomo di strada

 

Il 23 maggio 1992, 500kg di tritolo e C4 hanno scosso la mia coscienza, per la prima volta uscivo dal torpore in cui ero vissuto fino adesso, mi rendevo conto che la Mafia non era un fenomeno lontano, ma tangibile, che aveva colpito vicino casa mia.

Ricordo quel pomeriggio di 25 anni fa, tornavo da Palermo con mio fratello e un mio amico, rimasi bloccato nel traffico, un incidente fu il nostro primo pensiero, poi la gente che cominciò a scendere dalle auto, le voci che comnciarono a trapelare, “un attentato”, “è saltata un pezzo di autostrada”, “ci sono dei morti”, “si dice che sia stato ucciso Falcone”, dopo poco le voci diventarono certezze, “almeno 5 morti”, “sono morti Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e 3 agenti della scorta”.

Decido che è arrivata l’ora di non voltare più le spalle, di non dire, di fronte ad un problema “che cosa posso farci, io non sono nessuno”.

Prostituta

 

Sono carne da macello, sono un corpo senz’anima, sugnu merce avariata. Anche qui sunnu potenti , tra noi fimmine di marciapiede.

Come ci chiamano iddi “BUTTANE!”, così ci chiamano “BUTTANE!”, Siamo per loro una proprietà senza scadenza, e si sgarri finisci sutta terra. Sono dovunque e ovunque, hanno orecchie e occhi dappertutto, nella Polizia, nella Magistratura, nello Stato, sì, nello Stato, mancu iddu è chiù sicuro.

Giornalista

 

Io non voglio essere complice di un’omertà che non avrei mai pensato di dover condividere. Non voglio sentirmi inerme di fronte a tanta indifferenza, dico no, non voglio arrendermi, oggi sono Maria, Rosalia, Carmela, Concetta, voglio lottare per tutte quelle donne che, come lei sono diventate merce di scambio.

Continuerò a lottare anche senza la sua testimonianza, cercherò, troverò le prove, scaverò in questa palude stagnante e se non dovessi riuscirci almeno so di averci provato.

Tutto questo ha un nome: MAFIA

 

Opinionista

 

La prima volta che udii la parola mafia andavo alle elementari; ma ciò non avvenne durante una lezione delle maestre toscane progressiste della scuola che frequentavo; io infatti la scuola pri- maria l’ho fatta in Toscana, in provincia però, in mezzo ai cinghiali e alle volpi, dove un giorno, durante una lite con i miei compagni di classe, fui chiamato “mafioso”. Quei cinici “bastardelli” così mi definirono: “mafioso” e aggiunsero “tutti i siciliani sono mafiosi!”. E ad ogni occasione buona, il ritornello era sempre lo stesso:“mafioso” e ancora: “tutti i siciliani sono mafiosi!”, e qualunque espressione io usassi per rispondere al loro insulto, non gli si incollava addosso come lo faceva con me quella unica maledetta parola che usavano loro.

“Grazie Papà, grazie che non mi hai insegnato che la mafia non esiste, o che siamo tutti mafiosi; grazie che mi hai indicato da subito la strada da seguire e a riconoscere e dirimere il bene dal male; e grazie soprattutto per avermi fatto comprendere che io, si io, non sono mafioso!”.

Magistrato

 

 Un pugno allo stomaco, mi accascio sulla sedia……..non è possibile…..

la vista si annebbia…….non riesco a crederci……

colui che ci aveva fatto credere

che oltre l’orizzonte buio ci fosse il sole

che i morti potevano avere giustizia

che la sicilia un giorno sarebbe guarita"

“Oggi muore la speranza dei siciliani onesti”

questo si dice

Giovanni è morto

 

"Paolo già sa…….

Solo 57 giorni dopo

un nuovo boato avrebbe aperto un’altra ferita profonda in un corpo ancora devastato

Paolo non sarà solo

Agostino, Walter, Claudio, Vincenzo ed Emanuela lo accompagneranno

rimanendo con lui sino alla fine.